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LOTUS ELITE TYPE 75

LOTUS ELITE

GRAN BRETAGNA

La Lotus è una Casa automobilistica britannica fondata nel 1952 famosa per le sue realizzazioni sportive ed estreme. La sede è a Hethel (Inghilterra) anche se sarebbe più corretto dire che Hethel ha la sede nella Lotus dato che, con i suoi 446 abitanti e 10 vacche, rappresenta uno dei più piccoli villaggi dell’entroterra inglese, dove l’unica attrazione turistica è un biancospino antidiarroico di 700 anni fa. Cita la Wikipedia inglese: “L’ Hethel Old Thorn si trova nei pressi del cimitero del villaggio; proseguire a destra e parcheggiare nella zona delimitata; di fronte al parcheggio c’è un grande cancello in legno aldilà del quale un sentiero; lungo questo viottolo si trova una scaletta sulla sinistra che da’ accesso ad un prato dove c’è l’albero che state cercando. Segui queste istruzioni per raggiungere l’obiettivo”. Per un momento pensai che Wiki avesse registrato il mio indirizzo “IP” per prendermi per il culo.
Colin Chapman, grande capoccia dell'automobilismo del dopoguerra ne fu il fondatore, difatti nel logo della Lotus vi sono le iniziali stilizzate del suo nome completo, Antonio Nicolino Baldassarre Chapman. La sua prematura scomparsa all’età di 54 anni dopo lo scandalo De Lorean e una presunta truffa ai danni dello Stato nel 1982, è tuttora avvolta nel mistero, inoltre, vi è una totale assenza di immagini della sua sepoltura. Si vocifera che Chapman potrebbe essere ancora vivo e che si sia nascosto proprio a Hethel, dietro al biancospino. Attualmente Lotus appartiene alla Proton, Casa automobilistica malese e fornisce allegramente la sua consulenza ingegneristica anche alle aziende cinesi Chery e Jinhua Youngman Automobile per la realizzazione di una gamma di vetture completamente nuova con un marchio specifico: sono soddisfazioni. 
La seconda edizione della Lotus Elite arrivò all'inizio degli anni 70, sull'onda della nuova moda delle Sport Estate, vale a dire quei modelli refrigeranti con carrozzeria hatchback pensate per unire la sportività di un coupé  alla praticità di un frigorifero. Le più severe norme di sicurezza (specialmente negli Stati Uniti), imposero alla Lotus di abbandonare la monoscocca in vetroresina per adottare una soluzione che prevedesse un robusto telaio a trave centrale in acciaio con foro posteriore per lo scongelamento e una carrozzeria con pannelli differenziati in fibra di LOTUS ELITE I vetro, plastica e lattine.  Il nome fu ripreso dalla sua antenata più illustre Elite Type 14 seppur con essa non c’entrasse una beneamata pippa; in effetti molti preferiscono tuttora ricordare la Elite come quella leggera coupé biposto degli anni 60. A spingere la nuova sportiva provvedeva un nuovo 4 cilindri in linea bialbero 16 valvole tutto in alluminio di 1.973 cc. che trasmetteva la sua potenza (155 cavalli) alle ruote posteriori attraverso un cambio manuale a 4 marce d'origine Ford. Il motore fu posto per la prima volta anteriormente, mentre sul retro il lunotto poteva essere alzato per consentire lo stoccaggio delle masserizie. Per una Casa come Lotus che storicamente era nota per le sue vetture leggere e dalle linee sportiveggianti, la comparsata di una deforme station wagon lunga 4,50 mt del peso di una tonnellata, era una difficile scommessa. Scommessa ovviamente persa perché quando debuttò (1974), la nuova Lotus Elite II (Type 75 e 83) non raccolse i consensi sperati, per via della linea. Il successo inferiore alle aspettative costrinse la Lotus a lanciarne, già l'anno successivo, una versione dotata di una più LOTUS ECLAT convenzionale coda fastback denominata Eclat. La produzione cessò nel 1982, proprio l’anno della scomparsa di Chapman, motivo per cui si potrebbe convalidare l’ipotesi della sua sopravvivenza e del suo imboscamento. Qualcuno però gentilmente si rechi a Hethel e gli faccia tana, il nascondino è terminato.


lotus elite

lotus elite_ 
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22 Commenti

mezzotoscano ha detto...

Questa non la ricordavo (poco male) ma, sbaglio, o somiglia in peggio alla Lancia Beta HPE?

manny ha detto...

beh verniciata di nero opaco con dei cerchi del 23
ci girerei madmax 4

pietro mastroleo ha detto...

Lasagna inglese?!?! Non si finisce mai di imparare...Io sapevo solo zuppa.

Thrasher ha detto...

OMMIODDIO che cos'è quell'oggetto?! Una sonda anale? Vi giuro, è una tra le auto più brutte mai recensite qui dentro XD

ANhIMA ha detto...

@ Mezzo
Per me pochissimo o quantomai molto in peggio :)

manny ha detto...

caro mezzolasagno
la beta hpe era l apoteosi del design anni 80
con il cruscotto a buchi tipo criceto di spazio 1999

mezzotoscano ha detto...

@ AdM
Bah, era solo una mia impressione...
@ manny
Il cruscotto "emmental" della Beta l'ho già citato parecchi commenti orsono, purtroppo quello lo ricordo bene.

manny ha detto...

no non ero io mezzocamperozzo

mezzotoscano ha detto...

Prendo atto, Ghost, ma non ci saranno mica furti d'identità sul sito?

ANhIMA ha detto...

Consiglierei a tal proposito agli "amici" di avere un nick registrato in modo da non creare equivoci ;)

Anonimo ha detto...

le prime Elite pesavano niente ed avevano prestazioni di tutto rispetto. Il problema era la carrozzeria in plastica che in certi punti CEDEVA!
Malbert

Anonimo ha detto...

Io ne sono un fortunato possessore. Saluti
Giulio356

Anonimo ha detto...

Dall'Artusi:

Chapman-pie

Ingredienti:

per il frontale mettete nel frullatore il muso di una Ferrari 400, quello di una Ghibli, aggiungete poi le plastiche della Ferrari 365GTC4 o, in mancanza, della Bagheera.

Per i montanti laterali procuratevi un prototipo Bertone, vanno bene tutti purchè siano degli anni 70.

Per la culandra posteriore sezionate con cura una AMC Pacer e una Beta HPE, prendete tutto quello che c'è tra paraurti e la ruota dietro, e amalgamate ben bene fin quando l'impatto risulta omogeneo.
A parte avrete messo in forno i fanali posteriori di un'Alfa 2000, estraeteli e, finchè caldi, dategli la forma voluta.

Infine guarnite con cerchi Italdesign.

Et voilà....

Beppe

Anonimo ha detto...

E' davvero una voluminosa smerdacciata.
Purtroppo negli anni 70 si intraprese la tendenza a creare auto con un forte movimento a cuneo.
Ma era l'epoca e la moda che dettava linee sui progetti.
Ho sentito dire, che i pannelli di fibra di cui era composta la carrozzeria, - cedevano facilmente o si incrinavano.
Dentro non era tanto meglio, ti conveniva metterti alla guida con una pesante sciarpa di lana, perchè gli spifferi entravano in tutte le salse e ti investivano come una in una tormenta.
Nulla potevano confortare, dai cruscotti ricoperti da una insolita pellacchia scamosciata, gli strani sedili da Videogioco della SEGA o gli interruttori presi in prestito della Ford Escort MKII.
Purtroppo la pecca enorme di questi modelli Eclat/Elite, erano i loro propulsori 2200cc, le teste erano composte da ricotta affumicata e dopo 10.000 Km, i cilindri si deformavano.
Peccato per il telaio in acciaio assai elaborato, con ossatura in fibra di vetro, progettata in modo, da contribuire ad una migliore integrità strutturale della vettura, non all'altezza appunto da tutto il resto.

Luca.

Anonimo ha detto...

Per Malbert, nel 1957, quando segnò il debutto della Elite, (1° Serie) cioè macchina che sconfinava con l'irreale. Questa nuova Elite, doveva principalmente essere una vera auto da corsa, doveva anche vincere nella sua categoria a Le Mans e possedere caratteristiche tecniche di super peso minimo. Cioè avere la Carrozzeria - Chassis interamente in monoscocca in fibra di vetro e non in plastica. Doveva essere dotata delle stesse sospensioni indipendenti della Lotus di F2. Doveva inoltre montare il motore perfezionato della Coventry Climax FW A usato dalla Eleven. Ultima commissione, è che la piccola BOMBA doveva essere commercializzata come granturismo e costruibile in Kit di montaggio in appena 25 ore.

A casa Lotus, l'intera forza lavoro di quel periodo, era costituita da soli 6 uomini salariati e da un manipolo di studenti universitari volontari.

La Lotus prima di allora, non aveva mai costruito una vettura stradale. Può sembrare strano che a prima vista una vettura così sofisticata, dovesse essere azionata da un motore di pompa antincendio. Ma fu così, una macchina strabiliante e velenosa a portata di tanti portafogli e di neofiti di gare da corsa.

Adesso mi fermo qui, come al solito mi dilungo troppo e poi perchè avrei dovuto parlare di AdM, e la Elite (non so se anche per Mezzotoscano), è di tutt'altra natura!

Anonimo ha detto...

Mi ricorda la Lamborghini Espada, che però aveva tutt'altra personalità ,anche se non la più riuscita della Casa di Sant'Agata Bolognese...questa Lotus offende le cugine più illustri, specie le favolose DB2 e DB4.

Davide

Anonimo ha detto...

L'Elite della merda!

Anonimo ha detto...

ma porc..voglio sapere che macchine avete!!!!!!!!spero non un aborto come l'80% delle auto odierne eh!?
????????????????macchina di merda?????
namo bene..

Anonimo ha detto...

Le DB2 e DB4 sono tutt'altre vetture e dalla type 75 li separano 20 - 30 di tempo! Altro che cugine. Aston Martin - Lotus, come dire Autobianchi - Lamborghini! Parenti di cosa?
La tecnica costruttiva della type 75 era all'avanguardia, gli interni spaziali con 4 bei posti secchi, ma già si denotavano i problemi economici legati alla casa costruttrice e la vettura lamentava spesso problemi rilevanti.
Poi se la sua linea non piaceva ho eccitava come la mia vicina di casa prendere il sole nel balcone in topless è un altro discorso!

Anonimo ha detto...

beh senti a te potrà anche piacere.. però di primo mattino stai attento perchè rischi confonderti: prima di salirci controlla: SE HA IL TAGLIABASETTE VUOL DIRE CHE STAI SALENDO SUL RASOIO ELETTRICO

Anonimo ha detto...

Non è sicuramente 'na bellezza, ma neanche così orrenda dai...la Europa secondo me era decisamente più brutta

Anonimo ha detto...

EH no! LOTUS o non LOTUS, 4 posti o non 4 posti, con questa si "rimorchia" gran poco!

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