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BRITISH LEYLAND PRINCESS ..by M. Riccardi

AUSTIN - MORRIS PRINCESS
LE VOSTRE RECENSIONI “La Prin-Cess fu un modello di automobile prodotta dalla British Leyland tra il 1974 ed il 1984. Secondo la British Leyland l'insuccesso della 1800, nota anche come landcrab, ovvero “granchio di terra”, era  essenzialmente dovuto alla linea poco gradita. Secondo i potenziali acquirenti, invece, poiché essa faceva veramente schifo. La situazione finanziaria, le lotte sindacali interne e la crisi tecnica seguita all'uscita di scena di Issigonis, poi, non consentivano certo di pensare ad un modello integralmente nuovo, figuriamoci poi bello. Bisognava, semplicemente, cambiare quello che non andava: l'estetica. Si decise quindi di allinearla al resto del livello qualitativo dell’automobile, ovvero di renderla peggiore (pare assurdo, ma era ancora possibile).
Così partendo dalla meccanica della 1800,  venne sviluppato il progetto Ado77. Per evitare d'incappare negli errori degli anni precedenti, venne abbandonata la parte centrale della 1800, all’impiego della quale i designer di BL erano stati obbligati con risultati sconcertanti: essi si misero stavolta di buzzo buono per disegnare una vettura dalla linea e dalla cellula abitativa completamente nuove, ma restando fedeli al concetto di farla ancor più brutta. Questa volta, per il cartamodello su cui ritagliava le silhouettes delle sue ammiraglie, BL scelse di non ispirarsi più alle linee dei crostacei, ma a quella di un altro affascinante, seducente e flessuoso animale: il formichiere gigante della Pampa (la Prin-Cess venne infatti soprannominata “Anteater” e basta vederne il profilo per capire).
Inoltre, mostrando una sagacia nella strategia di vendita, il management di BL decise di non dotare l’auto di portellone posteriore, siccome questo doveva restare esclusivo privilegio (ed unico vantaggio) Austin Maxi della già problematica Austin Maxi: quindi, invece di avere una sola macchina che si vendeva male, si optò per fottere completamente le vendite anche della nuova arrivata. Bravi, ‘mazza! Era finalmente nata la Prin-Cess.
Il contenimento dei costi di produzione impose la conservazione della meccanica Ado17: trazione anteriore, sospensioni (indipendenti a bracci triangolari) Hydragas, cambio a 4 marce, impianto frenante misto (con dischi all'avantreno, tamburi dietro, tromba, chitarra, e Memo Remigi al pianoforte) e motore 4 cilindri in linea B-series, con albero a camme laterale, di 1798cc. La potenza, grazie ai due carburatori, era di 94cv (eeeh che grinta!). Su alcuni mercati (ma non l'Italia, per motivi fiscali e soprattutto di buongusto) era disponibile anche una versione spinta dal 6 cilindri in linea E-Series di 2227cc da 110cv, (o in alternativa dai passeggeri appiedati dall’ennesimo guasto), che presentava un cambio a 5 marce (o automatico a 3), tutte in retro.
La nuova berlina venne presentata alla stampa il 26 marzo 1974, col nome commerciale di 18-22 (l’anno di origine del progetto), e venduta coi marchi Austin e Morris: le differenze fra i due modelli erano limitate al disegno della mascherina (a scelta fra “brutto come il peccato” e “brutto come il culo”) e alla forma dei fari anteriori: rettangolari sull'Austin e tondi gemellari sulla Morris, ma entrambi sempre fulminati.
La gamma includeva le versioni 1.8 standard; 1.8 HL (Horrible Leyland); 2.2 HL e 2.2 HLS (Horrible Leyland Shit).: sul mercato inglese questa versione veniva venduta con marchio Wolseley, la prima con copri-water ricoperto in peluche arancione, l’ultima in perfetto stile inglese e più rifinita offriva anche moquette tutto attorno alla tazza e rubinetteria separata per acqua calda e fredda (la prima filtrava dalle guarnizioni della testa, la seconda da quelle dei finestrini e delle portiere). In Italia venne importata solo la versione 1.8 HL, con marchio Austin e, ovviamente, provvista di bidet e tappetini in spugna bouclé verde pino.
Nel settembre dello stesso anno, nell'ambito di una ristrutturazione della British Leyland, la vettura cambiò nome in Leyland Prin-Cess. La gamma non subì variazioni, visto che più brutta non si poteva (mentre Inghilterra  venne soppresso il marchio Wolseley e la gamma unificata a quella del resto d'Europa).
Nel luglio del 1978 venne lanciata la Leyland Princess II, purtroppo non giù dalle bianche scogliere di Dover come avrebbe meritato. Il restyling fu estetico (tutte le versioni adottarono fari tondi gemellari ed una nuova mascherina da tapiro) e agli interni (ritocchi a plancia e rivestimenti, a scelta tra piastrelle optical a occhio di pernice o perlinato in betulla norvegese) , mentre a livello tecnico si segnalò l'adozione dei motori O-Series (monoalbero in testa) di 1695 e 1993cc (con potenze di, rispettivamente, 90 e 102cv), lasciati orfani davanti alla portineria BL anni prima. Rimaneva in listino anche l' E-Series 6 cilindri di 2,2 litri da 110cv (il carrellino della spesa del mio discount va più forte). La gamma '78 includeva le varianti 1.7, 1.7 HL, 2.0 HL e 2.2 HLS. Nel 1979 vennero introdotte le versioni 1.7 HLS e 2.0 HLS.
Nel 1982 il primo ministro Margaret Thatcher, inaugurò due operazioni su scala internazionale volte a garantire non solo la sua rielezione, ma anche l’appoggio della comunità internazionale; la liberazione delle isole Malvine (o Falkland), accelerando così la caduta della terribile dittatura argentina, e la rimozione della Princess  dai mercati europei. Ancora oggi i detrattori della Thatcher sostengono che in realtà alcuni esemplari della Prin-Cess vennero sbarcati sulle Falkland e lanciate contro l’esercito argentino, violando patentemente la convenzione di Ginevra. Ma si sa, il fine giustifica i mezzi (di trasporto).
AUSTIN AMBASSADOR LEYLAND Nel 1982 vennero introdotti fondamentali cambiamenti   con la Ambassador (Amb-Laxador era il nome originale del progetto) che furono consistenti (cagate): nuovo frontale, nuovi paraurti in plastica, portellone posteriore (yu-hu!!!!), coda rivista e pettinata, terzo finestrino laterale e interni totalmente ridisegnati da bambini della II elementare. Grazie all'eliminazione dell'ingombrante 6 cilindri E-series, la Ambassador aveva un frontale più basso ed aerodinamico, però risultava impossibile usarla senza motore. Ma anche così  le prestazioni risultavano oggettivamente migliorate. L'unico motore disponibile era il 4 cilindri 2 litri bi-carburatore da 104cv, mentre gli allestimenti erano due: HL e HLS. L'Ambassador fu prodotta solo con guida a destra e non venne mai esportata (grazie Maggie!!!!). Nel 1984 venne tolta di listino, per far posto alla Montego: come si suol dire, dalla padella –ospedaliera- nella brace...”

Recensione inviata da Michele Riccardi di Giussano (MB)

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11 Commenti

Bandito ha detto...

Perfetto, non mi bastava un bellissimo attacco di asma allergica che mi ha costretto a mettermi in malattia dal lavoro, dopo aver visto le foto del posteriore delle prin-cessa avrò anche gli incubi.

mezzotoscano ha detto...

Bellissima recensione, non condivido solo una frase: "brutta come il culo". Non mi pare appropriata... forse perché penso a Belen?

Pier ha detto...

Grazie per la recensione.
Effettivamente, allineandomi a Mezzotoscano, c'è culo e culo.
Ma questa è brutta perchè ha (anche) il culo molto basso.... la Principessa!

Anonimo ha detto...

Bravo Michele, bella recensione e altamente sbellicante. Però volevo precisare che la Princess/Ambassador, non fu solamente un modello della BL, ma era anche un marchio automobilistico a sè stante (Gamma ADO71), fondata nel 1975 con sede a Birmingham.

Il bel lavoro del progettista Harris Mann, presentò una bella linea a cuneo, era di tipo avanzato per quel periodo (Hatcback), che tanto somigliava alla Renault 20 e alla VW Passat.

In comune avevano l'apertura portellone posteriore di un sol pezzo, identica persino alla Rover SD1. La linea come detto sopra aveva un buon CX, contribuivano anche i tergicristallo sottotraccia ed il tetto sollevato verso la zona posteriore che contribuiva alla portanza alle alte velocità.

Alla sua presentazione avvenuta il 26/3/1975, la stampa specializzata, la definì una bella ed interessante vettura. Impressionò la stampa per la stabilità alle alte velocità. Per la qualità di guida di livello superiore ed elogiarono pur non futuristica, l'ergonomia del cruscotto.

Purtroppo divenne una pura razza di merdcar, per via dei continui scioperi e che durò per lungo tempo in suolo Inglese. La Princess raggiunse l'apice della inaffidabilità a livelli planetari, come tutte le BL costruite attorno gli anni 75. Una vera macchina da incubo pre-notturno. Accadeva che mentre sterzavi, crollavano di netto le sospensioni e/o peggio, quando uscivi dal parcheggio, si staccava l'albero di trasmissione. La BL sprofondò all'Inferno, portandosi dietro la reputazione della Società.
Luca

manny ha detto...

ho aqppena vomitato la prima comunione....

Anonimo ha detto...

Un pò come accadeva al gruppo FIAT ed A. Romeo in particolare modo. Se lasciavi parcheggiata l'Alfa Sud, al di fuori da un garage coperto, l'anno dopo te la trovavi con la ruggine proliferare sul cofano motore e persino nel lunotto posteriore.
J.J. Ficus

raffaele ha detto...

..allora anche in UK hanno avuto la loro alfa arna

Anonimo ha detto...

Si hihihihihi... ma era tutta fatta in casa, e non 1/2 Giapp come sulla Arnacacca hihihihihihi......

Anonimo ha detto...

MI ricordo la pagina pubblicitaria della Leyland sui quattroruote dell'epoca...che cesso di auto!
Gli inglesi tra l'altro avevano la fissa del tetto in vinile nero, secondo loro bastava questo dettaglio estetico a trasformare una bagnarola in un auto elegante, e si è visto che successo è stato!

enzo ha detto...

British Leyland Princess: un cesso con le ruote! Ho visto solo 2 o 3 esemplari della Princessa, uno me lo ricordo bene perché aveva la guida a destra e la targa inglese. Questo modello ha dato, forse, il primo duro colpo alla già agonizzante industria automobilistica inglese.

Anonimo ha detto...

Ma dai!..... alla fine si trattava di una SIMCA 1307 in versione "fisx and chips" piuttosto che "pate'de fois gras". Linea e frontale sono alquanto simili. Non avra' fatto la storia ma non era nemmeno poi da buttare!

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