“Angosciante nefandezza su ruote perpetrata da un'industria automobilistica turca che adottò un abbinamento di denominazioni più pertinenti all'industria farmaceutica. Infatti Otosan farebbe pensare a un farmaco contro l'otite e fin qui niente di grave. Più inquietante la seconda denominazione, in quanto Anadol si direbbe una forma contratta di Anal Dolour, e non si deve pensare a un farmaco per disturbi quali proctalgia, emorroidi, ragadi eccetera, caso mai il contrario.
Per chiarire il concetto, nello strano termine un qualche significato lo si può trovare se si considera che gli sventurati clienti, appena al volante, avvertivano la noiosa sensazione d'averlo preso in quel posto; è del resto risaputo che la tecnica dell'impalamento vanta una lunga e gloriosa tradizione nelle terre un tempo soggette all'Impero Ottomano.
Il cosiddetto veicolo fu prodotto dall'81 all'83 e montava un motore della Ford, la cui dirigenza però, di fronte alla Corte Suprema immediatamente convocata, negò ostinatamente ogni responsabilità e fu assolta con formula dubitativa; purtroppo la parcella pagata per l'assistenza legale creò una voragine nella situazione patrimoniale da cui la casa americana non s'è ancora ripresa (e si vede). A causa della parte anteriore marcatamente a cuneo la vettura stroncò innumerevoli tibie e peroni a innocenti passanti causando migliaia di vittime e d’invalidi a vita; secondo una rivista che tratta di diritti umani, la maggior parte furono cittadini d’origine armena ma il governo turco adotta tuttora una linea negazionista. Comunque, numeri a parte, si dice che gli automobilisti turchi siano ancor meno rispettosi delle strisce pedonali che non gli italiani e, se si considera che la cosiddetta vettura ottenne un certo successo tra i tamarri costantinopolitani, tale ridda di notizie appare non priva di fondamento.
Si dice altresì che un "brand manager" dell'azienda, proprio per quanto sopra esposto, propose - illuminato dal Profeta - d’adottare come logo per la cosiddetta vettura di cui trattasi un elegante fregio smaltato in nero con teschio e tibie incrociate, in similoro; la cosa non ebbe seguito poiché il Corsaro Nero minacciò d'intentare causa alla ditta per uso abusivo di marchio registrato presso la CCIAA della Tortuga. La vettura ebbe vita breve ma, essendo la carrozzeria in vetroresina, non fu difficile riciclare le scorte di magazzino trasformandole in WC Sebach per cantieri, feste popolari e concerti del I maggio e in cassonetti acquistati dall'Azienda Smaltimento Rifiuti di Herat (Afghanistan); tuttavia alcuni talebani non hanno ancora capito che quelle cose oramai servono solo per raccogliere l’immondizia e s'ostinano a convertirle in autobombe mancando così fortunatamente i loro obbiettivi.”
Recensione inviata da Luciano De Dionigi di Padova
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3 Commenti
Bravissimo Luciano, questa proprio non la conoscevo (in effetti non ke mi sia perso kissa' cosa!). Il frontale del modello senza calotta sui fari mi ricorda quello delle VOLVO di fine anni '70/primi'80. -ELLEMME-
E bravo il nostro Luciano, quanti ricordi risvegli in me!
Quando non ero ancora patentato usufruivo dei veicoli della locale Azienda Trasporti Municipale (ATM di Milano)...
non c'era vettura della metropolitana che non riportasse la reclame, a titoli cubitali, di un centro cure per i problemi ai "paesi bassi"
RAGADI - EMORROIDI - CONDILOMI - FISTOLE ANALI
Voi che ne dite: fosse che fosse il primo tentativo di pubblicità subliminale?
Beppe
Caro Beppe, qui non c'entra il messaggio subliminale: il nome stesso è palesemente riferito a un farmaco in grado di curare la sordità (otosan) di coloro che non riescono a sentire le proprie scorregge (anadol)a causa delle emorroidi troppo sviluppate che attutiscono il suono delle flatulenze di -40 dB. Quindi, due mosche in un solo colpo.
Vista di fronte, la macchina infernale assomiglia a una pattumiera con le luci per raccogliere immondizia anche di notte, o la quantità di feci emesse dal proprietario dopo aver usato il farmaco, Otosan anadol, appunto.
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