Le Lloyd erano delle macchine sedentarie con la cellulite sui fianchi e un gran culone. Il loro nome non va confuso con gli omonimi Lloyd’s di Londra, mercato assicurativo internazionale di stampo mafioso, né tantomeno con il britannico Lloyd Cars Ltd., produttore di due soli modelli di auto a cavallo.. a cavallo del secondo conflitto bellico, ma soprattutto non va confuso come produttore di automobili. La fabbrica fu fondata a Brema nel 1908 per la produzione su licenza della Kriéger, un’auto elettrica pulita, non inquinante e silenziosa, ma siccome il pianeta non era ancora agonizzante dall’inquinamento industriale ci si poteva ancora divertire a devastarlo, così l’anno dopo partirono i motori 8 cilindri a benzina da 4.600 cc. Solo nel 1950 però, sotto il gruppo Borgward, la Lloyd avvio l’assemblaggio con il proprio marchio di splendidi catorci satirici. Era il 1950 e il primo modello, Lloyd 300, fu assemblato, cucito e stirato alla perfezione. Il corpo vettura era un mosaico ornamentale composto da pezzi di compensato, stracci e piume di gallina incollati tra loro e che veniva soventemente rattoppato dagli stessi proprietari tramite l’adesivo per uso tipicamente farmaceutico “Leukoplast”, motivo per cui la vettura fu soprannominata "Leukoplastbomber", raggiungendo il massimo della popolarità grazie ad un famoso versetto dell’ epoca che tradotto recitava: "Colui che non ha paura della morte, Guida una Lloyd". Genericamente le automobili a basso costo sono state una caratteristica predominante del periodo post-bellico soprattutto in Germania, laddove il concetto del “superuomo” era stato diffuso e messo in pratica con l’unico imprevisto di non aver calcolato anche le proporzionate “supercagate del superuomo” che si amalgamarono in tutto il territorio; non a caso proprio la Germania ne offrì un’ampia scelta. Affianco alla Lloyd 300, disponibile anche in prelibate versioni coupé, van e wagon, fu offerta una variante depotenziata a 250 cc. per favorire i possessori di vecchie patenti di guida che oltre tale soglia avrebbero dovuto effettuare un nuovo esame. Con una potenza di soli 11 cv bisognava risparmiare sul peso, quindi via sedili posteriori, paraurti, ruote, motore.. via tutto; all’acquirente veniva data una foto della macchina e un biglietto del tram. Le Lloyd LP, questa la sigla che indicava i primi modelli berlina anche con motori da 400cc. e 600cc., vendettero abbastanza bene ottenendo il disco di platino, un po’ meno il modello sviluppato dal 1959 chiamato Arabella che, nonostante un duetto insieme ad Arisa, non riuscì a vendere manco delle copie pirata. Dopo quasi 400.000 veicoli costruiti fino al 1961 e una medusa monoposto da 300cc. e 300 kg. chiamata Roland, si concluse l’avventura della Lloyd: le auto con il nome di un’assicurazione, ma che nessuno avrebbe mai voluto assicurare.
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”Vendo Lloyd Alexander TS del 1959, bicolore celeste/ruggine, abbastanza inguaiata. Il motore è saltato in aria ed è attualmente in orbita mentre i fanali si sono presi una vacanza. Le ruote sono sulla terraferma, molto a terra e molto ferme.”
8 Commenti
Che forza!
Segnalata alle autorità competenti da MezzoToscano LOL!
la fognosa!!!
Incredibile come possano esistere certi obbrobri ed ancor più incredibile che sia esistito qualcuno che abbia avuto anche solo il coraggio di pensarli ed idearli.... non esiste davvero limite a nulla... impossible is nothing!!
Sinceramente non la trovo brutta, tutt'altro!
era un'idea geniale: si sa che quando ti tamponano il cofano dietro si accartoccia e t'incazzi tantissimo. allora loro le producevano.. già tamponate!!
Io qui forse inserirei anche la Nash Rambler!
beh, la rambler è già un po' meglio... a parte la versione giardinetta funebre
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