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I RUGGENTI FIFTIES - P.4 ..by E. Meneghetti

AUTO AMERICANE
LE VOSTRE RECENSIONI “Il covo di tutti quelli infettati dal virus delle due o quattro ruote, di qualsiasi nazionalità, era il Country Club, libri, riviste, foto provenienti dagli USA o GB erano impilati nella saletta riservata, dove troneggiava anche il mangia dischi . Il gregge si divideva da solo in tre sottogruppi : quelli normali, cioè quelli che il sabato mattino lavavano la macchina davanti casa, con varietà di flaconi, tubetti vari e crema da bellezza, da far schiantare d’invidia le varie casalinghe disperate, coi pargoli . Il pomeriggio lo passavano a luccicare i 28 Kg di cromo duro, sparso o spalmato lungo il cruscotto, all’interno . Provate a rintracciare una rivista che tratti di vetture di classe medio alta, anni 50, e che pubblichi anche foto di interni, e vi renderete conto di come doveva essere rifornito il pulitore. La cassetta del più equipaggiato lustrascarpe della 5°Avenida non reggeva il confronto . Quando il sole perdeva i primi 200 Fahrenheit, si manifestavano al Country. Erano odiati dal nascente movimento del WWF, perché ritenuti la causa dell’estinzione dei Daini .
A seguire quelli della Banda Bianca, gli amanti del nascente e florido mercato di accessori vari, arrivano solo per scambiarsi indirizzi, cataloghi e depliant vari . Li riconoscevi da lontano, erano gli amanti del famigerato “Continetal Kit”, ne avrebbero montato uno anche a prua, prediligevano le belle cabriolet sempre aperte, perché con un colpo d’occhio, uno informato quantificava in poco tempo il costo totale di  quanto installato . Un mio vicino di casa
DODGE D-500 ROYAL LANCER '55Austriaco, aveva comperato una rara Dodge D500 convertibile nel 1955, se ricordo credo si chiamasse Lancer o simile, aveva piccole pinne cromate applicate sopra i parafanghi posteriori (tipo le mie amate C 300 Chrysler) con giù la capote era bellissima molto equilibrata, ottimo V8 potente, era un appassionato di accessori . Io andavo spesso al mattino alla “Gran Parada” un locale tipicamente Yankee, onoravo i Pancake, una deliziosa frittella tipica della esangue gastronomia USA, che con sciroppo d’acero o miele, faceva sembrare un cappuccino, anche il risciacquo di caffettiera, che contrabbandavano . Anche lui andava spesso a colazione li al mattino, ero senza macchina e gli chiesi un passaggio, venne a prendermi a casa, capotte abbassata, Cha Cha Cha a tutto volume, ci avviammo . Al cruscotto in bella evidenza era avvitata una custodia con dentro un rasoio elettrico Sumbean, lo prese ed iniziò a radersi guidando, gli feci notare che aveva sbagliato strada, rispose che faceva il giro lungo della Salina altrimenti sarebbe arrivato al locale con solo ½ barba fatta . Io di certo non avrei mai più chiesto un passaggio . Pacchianeria al cubo . Devo dare atto che le convertibili, anche se non nel loro miglior ambiente, erano tutte bellissime, un vero sogno, scricchiolavano e tremolavano un pochino, ma era fisiologico con fondo sconnesso, soprattutto la sola carrozzeria (senza il tetto) imbullonata al telaio, aiutava . A volte preso dal vortice del lavoro non serbavi memoria delle stagioni, cosa normale ai Tropici, te lo riportavano in mente, i musi bislunghi, e sofferti saluti che ti riservavano i proprietari all’avvicinarsi della stagione delle piogge . Cinque mesi di astinenza . I possessori allenati riuscivano a saltare al posto di guida senza aprire la portiera, le fanciulle si adoperavano per scorrazzare con loro, ma dovevano pagare pegno, togliersi le scarpe e ops, saltare al posto del copilota, di un unico balzo, fu in quelle circostanze che scoprimmo che avevano buttato alle ortiche il catalogo Postal-Market della Sears& Robuk, ed usavano con gusto squisito, Intimo Francese, importato e venuto a gran moda . Dissentivano con astiose e riprovevoli occhiatacce le più attempate puritane Casalinghe presenti . Invece quelle poverelle obbligate dalle pudiche madri a proteggersi da certi pruriti con i nascenti Blue Jeans, sostavano imbronciate a guardare . C’est la vie .
Per finire, quelli delle Hot-Road, questa Setta non filava estranei, frequentavano il Country solo perché vi erano le riviste a disposizione, ed era il luogo più vicino con birra fresca . Facevano base al finale della salina dove avevano allestito con un po’ di pali e lamiera ondulata, ricoperta di ½ mt di foglie di palma, per il fresco . (ritrovato sbiadita foto). Miguel era il fact-totum, ex meccanico GM, si era messo in proprio, e gestiva una officina ben attrezzata a Barcellona, e l’Hot-Road era il suo hobby. Io avevo accesso alla struttura perché abitavo vicino, ed avevo contributo con un longevo generatore Universal che mi avevano mollato quelli della Mobil, che non sapevano che farsene. Funzionava perfettamente e Kw in abbondanza . Nessuna villa nel circondario, quindi i motori venivano  provati al massimo dei giri, con corti pezzi
PACKARD STREET ROD 1937di tubi allo scarico . Ogni tanto Miguel accendeva un vetusto V 16 Packard anni 30 credo, che era il suo gioiello, le viscere si rivoltavano quando accelerava, un suono mai udito, lui asseriva che ne era causa la strana sequenza di accensione. Quando si mettevano all’opera era l’inferno, taglia, pesta , piega, batti lamiera, salda, smeriglia, urla, e qualche bestemmia rendeva l’idea . Scoppiò uno scandalo quando si seppe che quei disperati, sporchi e cattivi, avevano importato dagli USA tre catorci un po’ arrugginiti degli anni venti . Il Venezuela era un paese di ricchezza recente, quindi non disponeva di un passato automobilistico congruo, niente macchine anni 20 o 30 per l’utilizzo di quei giovanotti, ecco perché dovettero ricorrere alla dispendiosa importazione . Quando provavano in salina, sollevavano nuvole di sabbia e rombi di tuono, e al Country tutti alla terrazza a guardare . I contemplativi o sognatori, erano felici se sostavano dove meglio la loro creatura si amalgamava, che so il Pontiac 1957-58 con appiccicati alle fiancate i Razzi di Von Braun li vedevo bene sostare vicini l’Hangar dell’aeroporto, quelli del Chevrolet 1957 con integrate le mitragliatrici o mini razzi optional, nel cofano motore, li vedevo bene girare in cerca di posti di Polizia volanti . L’orribile serie di Buick e Oldsmobile del 1958, mi sembravano armoniosamente integrate davanti un grande graffiti di un Templare in assetto crociata, addobbato BUICK ELECTRA 225 1959con le pesanti bardature da battaglia. E tutta la serie di creature alate,  dalla più popolare Chevrolet 1959, alla Buick 1959, su verso il cielo, Icaro che rientrava a casa. Ed i timoni di coda delle varie Plymouth, De Soto, Dodge, un po’ bruttini ed esagerati, però la stabilità era eccezionale . La più PLYMOUTH 1959equilibrata era la Ford, per molti anni quasi basicamente uguale, giocava  con gusto con le cromature, per esempio la serie Crown Victoria, la elegante Sunliner ect. però ce la faceva pagare cara con le sbilenche fanalerie delle Lincoln. Le anonime Mercury, ed il tonfo brutale ed immeritato FORD EDSELdella Edsel facevano discutere e dividevano. La pubblicità mostrava  sorridenti proprietari di Lincoln, Chrysler New Yorker, Cadillac, nere, sostavano eleganti alle prime luci artificiali, di fronte al palazzo dell’Opera, od a una villa FORD THUNDERBIRD 1959 CONVERTIBLEsfarzosa con falso colonnato del Palladio. Le Corvette o Thunderbird  sfrecciavano verso le tenute di cavalli o ai campi di tennis, fazzoletto di lei annodato e svolazzante al collo . Che bello sognare, anche se le emozioni non sono mai razionali . I delusi a vario titolo . Un conoscente, a dir la verità CHRYSLER NEW YORKWE 1959un po’ attempato, mi confessò ancora furioso, di non aver mai più  prestato il suo New Yorker al figlio, dopo che “Lei”, con i tacchi a spillo, in pieno “apice” e ormai fuori controllo, gli aveva sradicato i pomelli della radio, e bucato la sottile retina di acciaio dei due altoparlanti, rigando pure varie pregiate cromature e radica vera, e lo schienale del divano anteriore . Che appaganti mischie . Ci teneva a mostrare il danno, mi sorse il dubbio che la performance del figlio, aumentasse il sue personale ego. Anche perché insisteva, che attendeva da due anni i ricambi, forse non li aveva mai ordinati . I Pepsi Party, niente paura lasciate pure i bambini vicino al PC, niente da oltre fascia protetta . Io ho smesso questo tipo di lavoro che mi ha portato qui in Venezuela, dopo l’ultimo contratto in Spagna 1961-1964, quindi non so se queste consuetudini esistano ancora . Sino ad allora i colletti bianchi,(chiamiamoli cosi), che godevano di contratti triennali (oltre non esisteva) e svolgevano mansioni di “responsabilità autonome”, sapevano prima di iniziare che ai tre anni trascorsi, avrebbero cambiato luogo di lavoro o forse anche qualifica, al momento del rinnovo . Era tassativo e condizione inequivocabile . Questo per evitare che prolungati contatti potessero portare ad intrallazzi, compromessi, favoreggiamenti e cose del genere, poteva anche succedere che al momento non vi fosse un posto disponibile di uguale importanza, nel qual caso si restava in lista di attesa svolgendo anche mansioni inferiori . Un carissimo amico azteco-yankee, Direttore trivellazioni per l’Oriente Venezuelano della ...Oil, venne spostato dopo il terzo anno, ad Aruba (Antille Olandesi), come capo Magazziniere, senza strapparsi i capelli, era naturale cosi . Un anno dopo dirigeva le perforazioni in Alaska, con il doppio dello stipendio . Queste generalmente le condizioni, personalmente le ritenevo intelligenti e salutari, prendere o lasciare . Succedeva allora, che quando sapevi di venir trasferito, e conoscevi la destinazione, programmavi il giorno esatto della partenza, non organizzavi traslochi lunghi e costosi ed a volte impossibili, se per esempio finivi in Bahrein . Ce da dire che gli americani sono abituati a cambiare casa, stato ed anche nazione, è nella loro cultura . Il giorno prima della partenza organizzano il Pepsi Party, che consiste nel esporre in casa tutto ciò che ancora non è stato venduto, ed ogni cosa ha incollato un cartellino con il prezzo richiesto . Si suppone che per esempio certe cose importanti come le automobili, la camera da letto ect. siano già state trattate e vendute. Con il passa parola e locandine affisse all’ingresso del Campus o al Country, informavano del luogo con indirizzo e giorno, dalle ore .. alle ore. Negli anni 50, mancanti di guerre, Coca Cola e Pepsi Cola iniziarono a battersi all’ultimo sangue per il predominio dell’assetato mercato. L’arma estrema della Pepsi ? ; costava qualche nichelino in meno, quindi dovendo offrire ai presunti compratori e non, un qualche cosa per dissetarsi, soprattutto i marmocchi, facevano scorta abbondante di questa bevanda, che data la quantità creava risparmio. Quindi il Pepsi party era sinonimo di mercatino delle pulci privato . Prendevi il tagliasigari d’argento che tanto ti piaceva, due chiacchiere di circostanza, ti fermavi al tavolo prima della porta, scollavi il prezzo lo infilavi in un ferro da calze bloccato verticale, inserivi il dovuto in una scatola di scarpe, se non avevi spiccioli giusti, ti ritiravi il resto, come i giornali per strada . L’eleganza e la forma era salva, nessuno incassava i soldi direttamente con le mani . Ovviamente era oltremodo disdicevole tentare di intavolare richieste da Levantino, quello era il prezzo e chiuso . L’invenduto lo si consegnava a qualche famiglia amica, che lo conservava, sempre a disposizione di eventuali compratori, affiggendo alla propria cassetta della posta, la lista aggiornata e prezzata . Siccome per uno che partiva ne arrivava un altro, si riusciva a collocare tutto . Conservo ancora un compasso nautico comperato ad un Pepsi party . Andai a questo Pepsi party perché mi avevano riferito che vendevano una valigetta tipo “24 ore” attrezzata con tutto l’immaginabile, chiavi aperte, a stella, brugola, estrattori ect ect. una mini officina ma specifica in “Pollici” . Il marito che non vedevo, era in giardino e stava dimostrando il sistema di irrigazione in vendita, a probabili clienti . Entrai in casa, guardandomi attorno, vidi su un tavolino due pile di riviste “Car and Driver” e “Popular Meckanic” , al suolo un bel cumulo di libri legati insieme pronti al trasporto, si vendevano in blocco per 15 $, mi avvicinai per curiosare i titoli o autori . Drizzai le orecchie, Henri Miller, Anais Nin, Simonie-Gabrielle Colette, The Rosy Crucifixion, Il delta di Venere,Tropici Cancro e Capricorno ed altri che non potevo intravedere. Roba tosta e rivelatrice per l’epoca . Percepii la padrona di casa sull’uscio, rimasi sconvolto, la adoravo e la mitizzavo da tempo, per cattiva sorte sempre e solo convenevoli obbligati (l’etica in certe professioni limitano) , era factotum alla Ditta che si occupava di illuminazioni degli Oil Camp, ed erano miei clienti . Non era alta ne bassa, ne magra ne grassa, ne bella ne brutta, non so come era, unica certezza che quando la guardavo negli occhi e vedevo dentro di Lei, le mie guance arrossivano, sentivo il suo “sapore” che mi penetrava, l’ufficio restava stabile, il resto rivoltava in subbuglio, un desiderio struggente di abbracciarla, predare un po’ del suo profumo, per poche ore di ricordo . Ai tropici è abitudine salutarsi con un buffetto della mano sulla spalla, è più igienico che la mano sudaticcia, invece con Jennifer sempre una prolungata, estesa, bramata eccitante carezza, le nostre mani si cercavano, si frugavano, si annodavano, si penetravano, enunciavano erotiche desideri e fantasie, purtroppo tutto lì, mai oltre, il resto rimaneva pulsante arginato in noi . Io non sapevo che partivano, eccomi qui con Lei di fronte, silenzioso, sconsolato, intimidito come un bradipo . Ora era certo , non sarebbe mai potuto “avere luogo” .

”cosa mi fai ? perché mi frughi tra i capelli”
”cerco le pulci”
”ahii che tirate !! ”
”ti ho trovato 21 doppie punte”
”Dopo me le tagli ?”
”quando ci alziamo, con più luce, devo ritrovarle“
”sei un tesoro !”
” qui sotto l’ombelico hai un neo bianco”
”me lo colori con la biro ? ”
”ti sei accorta che il piede destro ha solo quattro dita ? ”
”nuotavo nuda, con un pesce chirurgo, che si eccitò”
”le mulatte hanno il culetto più bello e sodo del tuo”
” i mulatti lo hanno ..”
”zitta,tu non puoi saperlo”
”io lo so”
”dove vai, perché vuoi mollarmi??”
”Vado a lavarmi i denti”
”Noo, non ti staccare mai più da me, non smettere di coccolarmi, non puoi farlo, c’est toi que m’a apprivoisé”

Ci stavamo guardando negli occhi zitti, due anni di bramosie immaginarie , ed ora a 12 ore dalla partenza questa mia fiabesca evocazione .
”tuo marito era abbonato a quelle riviste, e si separa pure dai suoi libri ? ”
”Quei libri sono miei, sono il mio “io” segreto, purtroppo pesano troppo per l’aereo, li ricomprerò”
”ti ho sempre immaginato e desiderato come un condensato di loro, per me non eri un segreto, eri un’ appassionata fantastica inevitabilità, credo non ci saremo mai amati, troppo mediocre ”
Andò verso una comoda, da sopra prese una Matrioska grande quasi come l’uovo di uno struzzo, staccò il prezzo, me la porse: ”Un mio regalo, un mio ricordo, dentro ci sono 14 Jennifer, tutte dissimili, peccato, le abbiamo dilapidate tutte, ipotizzo io abbia scialacquato altrettanti anomali Edy, non importa, ci resta di che fantasticare, rifletti, ci eravamo quasi arrivati, è stato intenso anche cosi ed abbiamo salvato due matrimoni, ti sembra poco ?”
Mi regalò effettivamente la Matrioska . Ne sono rimaste quattro, le altre il tempo le ha smarrite, sono qui davanti a me sulla scrivania, guardandole ho ricordato, ho sempre avuto paura dei ricordi, speravo non arrivarci mai, essere sempre e solo creativo, ma nel dono della vita sono impliciti, quindi grazie per averne ancora facoltà . E la tecnologia di queste macchine anni 50 ??? Direi che da allora è cambiato poco, l’utilizzatore medio, privilegiava ancora l’apparenza vistosa, perdonava volentieri se un po’ scarsa di CV, delegava i pochi intenditori ad annoiarlo con astruse 
CHRYSLER C 300 1955considerazioni tecniche . Ma questi ultimi con l’avvento del Hemi Chrysler nella C300, ed il nuovissimo 8V della Chevrolet ambedue nel 1955, suonarono la sveglia, è mia convinzione che le prime ruote delle future Muscle-Car vennero piantate in quell’anno . Notai che quando al Country parcheggiava un ultimo modello, noi ci si comportava come il Comandante del DC3, un giro attorno, pedata ad una gomma, forse un’occhiata distratta sotto il cofano, ammirazione per gli interni sgargianti e cromati, bicolori ed anche più, allontanarsi ed ammirare o denigrare l’insieme . Invece quelli, i tecnologici, esattamente l’opposto, la macchina non la degnavano, aprivano il cofano e da li non si schiodavano più, al massimo si infilavano sotto e vedere le sospensioni, discussioni accalorate sui carburatori quadricorpo, e ultima novità spiazzate, l’iniezione sulle Chevy 57 (qualche anno prima sulle ridisegnate in coda, Corvette, ora belle e con il nuovo motore potente), inutile sgolarsi per far capire la differenza tra iniezione diretta nel cilindro, e questa indiretta nel condotto di aspirazione . Per fortuna si diffuse pochissimo, da noi non arrivarono, e le precisazioni cessarono, ritornando ai filtri bagno d’olio, e tutto quel groviglio necessario a dare più CV, aiutati specialmente da migliore qualità di certi materiali, che permettevano l’elevarsi del rapporto di compressione . Apprezzammo moltissimo che con l’alzarsi del rapporto di compressione, si innalzasse febbrilmente anche l’orlo delle gonne delle nostre amate donne. Avevamo imbroccato la strada giusta . Noi non ne eravamo ancora a conoscenza, ma dalla parte opposta dell’Oceano, precisamente a Londra, proprio nel 1955 in Kings Road una certa Mary Quant di soli benedetti 21 anni, apriva la sua Boutique Bazaar, ne sentiremo parlare molto più avanti (anni 60), soprattutto ce ne fece vedere delle belle (gambe) . Vi prego, quando una Signora attraversa troppo a rilento le strisce pedonali, per portare cibo a qualche gatto randagio, siate più collaborativi, forse il vostro babbo “ardeva” quando la stessa in quelli anni scodinzolava in minigonna, o vostra mamma provocava “piropos” di incanto attraversando su quelle stesse strisce pedonali . Torniamo alle macchinine . Oggi quando fai partecipe orgoglioso del tuo nuovo acquisto, il cofano non lo apri neppure, tanto non si vede più niente, invece si invita il visitatore all’interno a prendere posto accanto a te, si inizia con libro istruttivo in mano, in tre ore, a spiegarli come sembra funzionino tutti quei accessori inutili, che ti hanno costretto ad aprire un secondo mutuo sulla casa della zia zitella . E loro cosa pensavano di noi Europei, dei nostri Fifties del dopoguerra ? Sulle due ruote non ci piove, forse non le hanno conosciute, per loro sinonimo di gloriosaPARILLA 1950'S motocicletta Italiana è solo la mitica Moto Parilla . Hanno una vera venerazione ancora oggi per questa marca, ritenuta da sempre la più tecnologicamente perfetta di quegli anni, e con ragione . Non so se le ns. riviste del settore si occupino di cose che succedono oltre la siepe, del giardino di casa, se ne hanno parlato lo possono aver fatto solo con sbalordito stordimento, al assistere ad un raduno annuale della Moto Parilla negli USA . Un poco conoscono la Moto Guzzi, vendute ed abbandonate ingloriosamente alla Stradale Californiana, come di solito facevamo noi con l’export in quegli anni . Meritava di meglio . Ed i piloti ? Sarà stata l’influenza delle riviste Inglesi, dove era l’idolo incontrastato . Gli Yankee quando trovano un personaggio “Pulito” , coraggioso, sincero, senza se o ma, lo sposano, e lo elevano a loro eroe nazionale, in questo caso parlo del più grande e nitido campione che abbiamo noi mai avuto : Omobono Tenni . E’ Leggenda pura, informarsi per credere e sbalordire . Io negli States nelle officine private motociclistiche ho sempre intravisto in qualche angolino, forse un po’ troppo accostato a Pin-Up (ne era goloso), la fantastica foto della rivista inglese Motor Cycle del 1937 con in calce la mitica frase : Omobono Tenni “in folle abbandono” “crazy abandon” in curva mentre si avvia a vincere il suo Tourist Trophy . Quella foto bisogna vederla assolutamente, cercatela sarete premiati . Da noi ho come l’impressione che sia alquanto relegato nell’oblio, sarebbe offensivo per Lui e per l’Italianità . E le quattro ruote ? Qui non si accettano disquisizioni, una ed unica per sempre, è come se fosse Americana, avete mai visto un film di loro dove il losco trafficante, guida una Maserati ? No, troppo rispettata ed amata, ci scommetto e vinco. Equazione : Italia=Automobili= Maserati, di li non li sbullonavi, era così . Alfa Romeo in crescita . Ed i piloti ? Qui è tutto da ridere, non era possibile far capire loro che Fangio era in realtà Argentino . Sarà il cognome, la residenza Italiana, non potevo litigare e crearmi antipatie, stavo zitto, amen . Il caro vita ? No problem, frutta e verdura a volontà, logicamente tropicale, certamente non mi svenavo per un Kg. di pere d’importazione, noi nei posti che abbiamo vissuto ci siamo sempre adeguati alle cose per noi appetibili della gastronomia locale, ed in questo la cucina Venezuelana era buona e molto variegata . Come sempre la multi etnicità, la ha migliorata ed arricchita . Grazie alle ns. Suocere, che hanno insegnato alle loro figlie, come con un cucchiaio di farina bianca, un pizzico di sale, un minuscolo uovo di gallina nana, un po’ di acqua, un pugnetto di radicchi di campo cotti, una vecchia crosta di formaggio ed una raspa da falegname N°6, per grattugiarlo, puoi allestire un pranzo a base di “Ravioloni di Campo” freschi . Loro avevano imparato dalla carestia della guerra . Invece il “Paniere dell’ISTAT “ locale, era paurosamente sbilanciato negativamente, per il costo dei circa 2 Kg. annui pro maschio, di Brillantina Bryllcream che Elvis Presley ci obbligava spalmarci giornalmente per essere trendy. Per Lui questo ed altro . Ogni epoca ha i suoi divi e costi, sento da amici disperati, per i prezzi pazzeschi dei prodotti per la ricrescita, per tacere dei trapianti, in questa epoca . Mi ero scordato, verso la fine anni 1956 scadeva anche il mio contratto, con mia moglie eravamo un po’ preoccupati per le scuole dei ragazzi, qui ci eravamo integrati bene, con il lavoro ero andato benissimo, ma il contratto era chiaro . Attendevo con ansia il mio Mentore che arrivava da Stoccarda, che decisioni avevano preso . Al mio posto sarebbe arrivato un giovanotto che parlava male l’Inglese, perfetto il Portoghese (durante il conflitto era nato a Cascais Portogallo), nessuna parola di Spagnolo, prima esperienza lavorativa . Questi i difetti, il pregio si limitava ad essere il nipote di uno dei più alti papaveri di una delle tra le più grandi multinazionali . Avevo parlato con don Pedro, che aveva avanzato una proposta, cosi come Sultan che non accettava che ce ne andassimo . Sultan impossibile, eravamo quasi di famiglia, mai con i parenti, io al chiuso tutto il giorno, in giacca e cravatta, a gestire una Filiale, non avrebbe funzionato, ne ero certo, idem con don Pedro, lavoro ad orario fisso, dentro quattro mura, impossibile, in più professioni nuove per me . Finalmente arrivò “Wolfy” (privatezza), sarei finito o vicino San Paolo ( Campinas) Brasile , dove stavamo aprendo una fabbrica, (rischio 4 mura) oppure una nuova apertura in Colombia, non ancora scelta tra Cartagena o Barranquilla . Andammo assieme sul posto, sia i soci di minoranza che l’ubicazione, e certe persone interpellate (Posteggiatore ?) facevano pendere per Cartagena, che oltre tutto per i ragazzi, buon collegio Humbolt come a Barcellona . Purtroppo a scegliere erano loro su in Germania . Se noi che lavoravamo in prima linea, avessimo usato la stessa rapidità di decisione di certi AD, la multinazionale non sarebbe esistita . Noi eravamo obbligati ad essere veloci ed indovini, consegnare i ns. programmi ordinazioni merci, due volte l’anno, con un anticipo semestrale sulla messa in FOB, che serviva loro, tra gestione ordine, acquisizione materiali, entrata in produzione, collaudi, imballaggi e finalmente pronti . Il tempo di trasporto e scarico nave a Ns. carico, e guai andare in Over Stock, con 2 pareti di Kardex (c’è chi l’à usato ?) da gestire ed aggiornare giornalmente (due impiegate fisse), e gli Americani che prima ritiravano la merce, e poi facevano l’ordine, tanta era la loro fretta. Per noi non esisteva merce al di fuori di questo schema . Era il “Just in Time” dei favolosi Fities . Passati tre mesi, ancora non avevano deciso, sia Wolfi che Sultan mi pressarono a spedire una lettera, il nipotino visto che parlava Portoghese sarebbe stato di casa a San Paolo, i soci Colombiani si erano addormentati nell’attesa, io davo priorità assoluta agli impegni scolastici dei miei ragazzi, entro una settimana dovevo iscriverli per il nuovo anno, quindi suggerivo di prendere gentilmente in considerazione di usare per una volta il Telex, e non la posta Via Mare. Colpo di stato salutare in Colombia, e telefonicamente in deroga alle tavole di Mosè, ero pregato di accettare il rinnovo per altri tre anni, ma con la ditta ... che poi eravamo sempre noi . Quindi nel 1956 niente Pepsi Party, rimandato a fine anni 50 . Cosi ebbi il CHEVROLET CORVAIR 1960tempo di  conoscere i primi modelli della tragica Chevy Corvair , di cui ci si poteva innamorare subito, ma solo del maschio rombo del motore sei cilindri, Boxer, raffreddato ad aria . Era iniziata l’era dei favolosi Flop delle Compact, decisamente le vetture al disotto dei 5 Mt. non sono nel  loro DNA. Studebaker “Lark”, CHRYSLER VALIANT R SERIES 1962 SEDANCrysler “Valiant” , Ford “Falcon”, non erano cattive o brutte macchine, anzi alcune gradevoli, ma ho come l’impressione, che lo Yankee normale, quello della porta accanto, quello che fa numeri, abbia un po’ di orticaria verso certe soluzioni minimaliste. Noi le ns. vacanze le abbiamo sempre passate nel Paese, quattro settimane sparse nell’arco dell’anno, quando il lavoro lo permetteva . Abbiamo visitato in piroga, con un Indio, l’Orinoco, risalendolo per lunghi tratti, abbiamo visto la fauna più variegata compreso i già allora rari Delfini Rosa, Piranas, Capibara, Pappagalli, etc. Verso Sud la vecchia San Felix, da raggiungere allora con la “chalana” ,arcaico traghetto a remi che attraversava il Caronì, che la separava dalla nascente (un gabbiotto di legno) Puerto Ordaz e le locali splendide Cascate del Caronì . Anche Citta Bolivar allora era raggiungibile solo attraversando l’Orinoco con chalana, ma a motore, il ponte lo avrebbero fatto molti anni dopo, lo vidi la prima volta al ns. viaggio turistico nel 1976 . Proseguendo con un Willis verso Sud, percorrendo una pista, oggi strada asfaltata, sino al confine Brasiliano, il pueblo di frontiera Santa Elena, a destra lo smisurato Regno dei cercatori d’Oro e Diamanti del Rio Caronì, e affluenti . Con un Cessna di un amico, ex vicino di casa a Lecheria (ex cercatore di perle, nel canale tra Isola Margherita e Coche-Cubagua) e ora cercatore di Oro in vari affluenti del Caronì, pilotava senza Brevetto, una volta partiti, messo i giri, appendeva il capello a larghissime falde all’asta dell’acceleratore coprendo tutti i strumenti, si orientava sorvolando i vari fiumi che conosceva a menadito (navigazione tecnica stimata a vista) la definiva lui, ci portò a vedere dall’alto il Salto del Angel, cascata di un Km. di balzo . Dalle dieci del mattino in poi nessun pericolo di nebbia . Dal prato antistante la sua bella e spaziosa costruzione India, che serviva da pista, a perdita di occhio non esisteva un fazzoletto di prato verde dove posare al suolo un biglietto da 1 $, in caso di avaria i giornali non avrebbero potuto scrivere “precipitati a terra”, avremo per l’eternità sostato la in alto, sulle cime della foresta, vicini al Signore . Nel centro del Venezuela, giù per Calabozo sino ancora all’Orinoco, agli acquitrini di San Fernando di Apure, dormendo in cinque, stipati e abbracciati, avvolti da un telo antizanzare (inutile), con un fuoco acceso in cerchio, per allontanare visitatori indiscreti, soprattutto innocui serpenti, che vista l’ammucchiata si sarebbero volentieri intrufolati al calduccio. Quella immensa pianura alluvionale era un allevamento naturale e patria di migliaia di Alligatori (Babe per gli indios) e gigantesche Anaconda . Più verso Ovest le foreste del confine del Mato Grosso, l’avamposto Barinas . Le Ande innevate, attorno ai 5-6000 mt. completavano la foto aerea di questo bellissimo e accogliente Paese . Non parliamo del suo mare e le sue isole, soprattutto Los Roques, un regalo, le splendide coste con gli allevamenti naturali di centinaia di migliaia di Ibiscus Rosa, nelle lagune di Unare, prima di Carenero .(ricordate DC 3 inizio Ande) . O la penisola di Paria quasi disabitata, verso Trinidad, con le splendide ed esclusive Bahie di Pargo, San Francisco,Uquire, nell’ordine, prima della Boca Del Dragon, questi gioielli riservati solo a noi naviganti, perché la penisola era priva di strade di accesso, lungo la costa . Per chiudere vorrei accennare al mio primo viaggio di lavoro (1953) attraverso le Ande . Da Punto Fijo –Coro (Googel Maps) sulla costa, dovevo recarmi all’avamposto Amazzonico di Barinas, la unica strada era passare per il Pico de l’Aguila, il Passo del Paramo de la Negra mt. 4100 , all’ombra del Pico Bolivar oltre 6000mt . Arrivato per una specie di strada a quota c/a 2500, vi era l’ultimo avamposto civile, una Alcabala (posto di polizia), ed un locale per alimentarti . Al posto di Polizia iscrivevano tutti i dati personali, indirizzo completo, in un registro di chi era in transito, marca modello, soprattutto il colore, e targa della macchina, la raccomandazione di attendere le tenebre per circolare sul passo . Settimanalmente i registri venivano confrontati, le annotazioni di passaggi mancanti, di uno dei due lati, servivano ad avvisare i parenti . Il posto di ristoro era gestito da un Italiano da Bassano del Grappa, figurarsi due Veneti alla fine del mondo . Ovviamente è stato squisitamente gentile, mi ha preparato il carburatore (doppio corpo dalla mia Mercury) insegnandomi quanto girare la vitina dell’aria, per salire in quota, e rifarlo al contrario un volta dall’altra parte . Mi prestò pure gratis una ulteriore gomma di scorta che avrei lasciato al suo collega dall’altro lato, che la avrebbe rimandata, con lo stesso sistema . Avevo 90 probabilità su 100 di forare almeno una volta, causa le pietre aguzze e taglienti . Mi spiegò il mistero del perché transitare il passo di notte . Giustamente da li in avanti, la strada si trasformava in una decente mulattiera, con ogni tanto, dopo qualche km, uno spiazzo stretto per permettere gli incroci, altrimenti impossibili, quindi di notte vedevi la luce dei fari abbaglianti riflessi nel buio del cielo, di chi veniva in senso contrario già da molto lontano, quando trovavi posto per fermarti , spegnevi i tuoi fari, era in segnale che lui poteva proseguire, stessa cosa faceva l’altro se trovava prima lui uno spiazzo . Io soffro un po’ di vertigini, quando faccio in moto il Gavia, da Ponte di Legno in su, quando finisce il bosco, devo guidare con gli occhi chiusi, altrimenti mi pietrifico dallo spavento, cosi come salendo il Zoncolan partenza da Ovaro . Questo per dirvi cosa hanno visto di terrificante i miei occhi, guardando giù, non potevi fare a meno, navigavi con la ruota esterna sul ciglio ghiaioso, c’è un tratto di un 7 km che sfiori la “caldera dell’infierno” un buco di oltre 1500mt di profondità, le uniche protezioni erano le innumerevoli croci piantate, guarnite di foto, di quei poveretti  che nessuno avrebbe mai recuperato, si GUAGUAinfittivano nei luoghi dove una multicolore corriera “guagua” aveva lasciato per sempre la terra battuta orizzontale . Ed io quasi in cima ho forato, con calma ho detto tre volte educatamente sottovoce cribbio, poi seguendo i consigli del mio nuovo amico, ho lasciato il motore in moto, fari accesi abbaglianti, tirato sicuro il freno a mano, sceso e velocemente cercato tre pietre per bloccare la macchina, poi nell’ordine : sbloccare dadi, crick, sollevamento, togli i dadi e mettili assieme al sicuro, cambio ruota, trova i dadi, avvita, bloccaggio preliminare, giù il crick, bloccaggio finale, lo descrivo minuziosamente non per insegnarvelo, ci mancherebbe, ma perché lo ho fatto a tentoni, tutto con gli occhi chiusi, la ruota forata era la posteriore destra, quella dalla parte del burrone . Quando ti abitui all’oscurità, riesci ad intravedere il centro della terra, e a salire i vari gironi Danteschi . Stavo scaraventando nel baule alla rifusa gomma ed attrezzi, quando mi accorsi che la curva che avevo di fronte, si illuminava tenuemente, poi più niente, poi ancora luce fioca, provai a spegnere i fari, si illuminava ancora con più intensità, riaccesi subito ci mancava che arrivasse qualcuno . A quota 4000 di notte anche se ai tropici, fa un freddo boia, ma io iniziavo a gocciolare . Gli UFO scelgono posti più vasti per atterrare, quelli del Vudù, senti le urla, sono numerosi e rumorosi, non sapevo cosa pensare, avevo paura, questa luce che appariva e scompariva . Insomma sono un marinaio avvezzo ai polpi giganti che vogliono predare la mia nave o no ? . Presi l’asta del crick, e urlando ancora sottovoce cribbio più volte , mi avvicinai alla curva . E si, era una specie di piccolo capitello costruito a secco con pietra del posto, al suo interno un grande lumicino ad olio acceso, che con il vento abbassava l’intensità luminosa senza mai spegnersi . Seppi arrivato dall’altra parte che in quel posto era successa una tragedia poche settimane fa, una guagua piena di gente era andata dritta . Non so ora come sia la strada di quel passo, io non lo ho mai più percorsa, ne serbo ricordo, e mi viene da ridere quando vedo gli effetti speciali di qualche film su un ipotetico viaggio al centro della terra .
Direi di fermarmi qui, resta poco altro, il ns Pepsi Party inizio anno 1960, ed il mio ultimo possesso di una Fifti, (Edsel 58) trovata nel 1961 per due bruscoli, ad Andorra, durante il mio contratto triennale in Spagna 1961-1964 . Ci torneremo sopra (Continua?)”.

[Terza Parte]

Recensione inviata da Edmondo Meneghetti di Belluno

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4 Commenti

Anonimo ha detto...

grazieeeeeeeee edmondooooooooooooooo


con affetto ghost..........

pietro mastroleo ha detto...

OMOBONO TENNI ? Azz!!! e stra Azzz!!!!
IL GRANDE CHE CON LA GUZZI VINSE IL TT !
La cosa che S.E. Amilcare Andrea Benito Mussolini, Duce del Fascismo sottolineò dopo averne appreso la vittoria: pilota italiano, moto italiana!
Grazie Meneghetti, stasera 17/09/09 dovevo puntare il telescopio su Giove: non ce n'è stato bisogno!!! Mi ha fatto arrivare ben oltre!!!!!!

ANhIMA ha detto...

Addio Edmondo :(
Anche se non potrai più leggere questi commenti, un abbraccio da tutti noi, anche alla tua famiglia, e grazie per aver voluto condividere una piccola parte della tua vita con noi.

motodimerda ha detto...

ciao ed
io non son bravo di scrivere come te
un rimpianto, non averti conosciuto una certezza, aver appreso


ti ricordo manny

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