“Dopo avere leccato almeno 60 chiappe di megadirigenti durante la cerimonia della consegna ai neopensionati dell’orologio da taschino in similoro (acquistato dalla megaditta per 8 euro la dozzina presso la Ching-Ping Import di Liscate al Lambro), anche per il Calboni giunse finalmente il fatidico momento d’incassare il TFR quale immeritato compenso per una vita venduta all’”Ufficio Ricatti, Vigliaccate e Tradimenti”. Immediatamente il turpe individuo decise d’investire il malloppo per acquistare un corso illegale di pirateria informatica in 20 DVD, offerto tramite misteriosi canali di vendita da tale Totonno ‘o Miracoloso (abilissimo hacker di Secondigliano noto alle polizie postali di mezzo mondo). Dopo lunghi e attenti studi il Calboni passò all’azione e, dopo non meno lunghi tentativi, riuscì finalmente nell’impresa da sempre agognata! Violare il personal mainframe del 167enne Iperpresidente Megagalattico, Dott. Ing. Prof. Grand’Uff. - Figl. Di Putt. - Lup. Mannar. - Pluripregiudicat. sempre Assolt. per Prescriz. - Pez. di Merd. - Amic. Intim. di Silv. - Sua Altezza Serenissima l’onnipotente principe duca Vlad Dracul Barambani.
Il Calboni non si curò dei files riguardanti i rapporti tra megaditta e Barambani: dopo decenni di lavoro all’Ufficio Ricatti eccetera, sapeva praticamente tutto su tali rapporti, per cui la sua attenzione si concentrò sulla cartella “Strettamente personale, giù le mani o vi saranno mozzate!” protetta da 75 password di 356 caratteri aramaici cadauna. Ma al programma di Totonno nulla poteva resistere, per cui il Calboni riuscì - dopo 16 giorni vissuti senza mangiare, senza bere, senza dormire e senza manco liberarsi della deiezioni corporee - a visionare il contenuto della cartella, contenuto che (così auspicava) avrebbe potuto masterizzare e rivendere, soprattutto a dipendenti ed ex dipendenti della megaditta. Per un attimo aveva addirittura osato pensare di ricattare il Barambani con tale materiale, ma poi ricordò che la punizione prevista per tale infamia - crocefissione in sala mensa previa flagellazione con catene arroventate, come da c.c.n.l. - si applicava anche ai pensionati della megaditta. La prima sottocartella “Operette morali” conteneva testi quali:
· Pedopornografia applicata, ovvero “Uno strumento altamente educativo per le giovani generazioni”,
· Pratiche sadomaso, ovvero “La via verso la beatificazione”,
· Le perversioni sessuali, ovvero “Come seguire i propri istinti più genuini e vivere felici”,
· Metodi di sodomizzazione degli inferiori, ovvero “Come migliorare il rendimento aziendale”,
· Storia e tecnica della tortura, ovvero “Giochi strani e divertenti per bambini intelligenti”.
E via dicendo.
Grande fu il disappunto del Calboni nel constatare come le tesi contenute in tali saggi fossero già state più volte esternate dal Barambani stesso in innumerevoli sermoni tenuti nel corso d’innumerevoli cerimonie natalizie - con strenna agli inferiori costituita da cascami Motta-Alemagna prodotti nel decennio 1935-45 e da un quartino d’Asti Spumante Folonari - e pertanto avrebbero suscitato scarso interesse. Il Calboni passò quindi alla sottocartella “Audiovisivi Artistici” ove trovò alcuni fantastilioni di titoli che andavano da “Quel gran pezzo della Ubalda” a “Fratello homo sorella bona” a “Moana, il trans e la tettona” ai download completi di tutti i siti hard dell’orbe terracqueo. Insomma praticamente nulla di eclatante su cui poter lucrare. Ormai la speranza di recuperare, almeno in parte, il poco sudato TFR stava declinando quando, nello scorrere l’interminabile elenco, lo sguardo del Calboni cadde casualmente su un titolo: “Strip integrale eseguito dalla signorina Silvani, inferiore di sesso femminile del sesto livello”. Per spiegare l’esistenza di questo curioso documento occorre una digressione.
Anni addietro la signorina Silvani, durante una sagra della trippa al sugo, aveva conosciuto un gigolò bisex di Borgomanero - noto per usare come brillantina l’olio del Tonno Nostromo - il quale l’aveva invitata a trascorrere un week-end con lui a Montecarlo, a condizione che la signorina pagasse tutte le spese, compreso il nolo d’una limousine fucsia lunga 14 metri con autista gay e il soggiorno nella suite imperiale del migliore albergo; a tutto ciò la Silvani avrebbe dovuto aggiungere come ricordino un Rolex d’oro. La sventurata, non volendo lasciarsi sfuggire un’occasione irripetibile, bussò a mille porte per racimolare la somma necessaria ma alla fine l’unica possibilità rimase quella di chiedere all’amministrazione della megaditta un anticipo sulla liquidazione. La domanda finì sulla scrivania del Barambani, il quale esigeva categoricamente d’essere informato circa ogni “benefit” richiesto dagli inferiori, compreso l’anello gonfiabile di gomma per il Buttazzoni perito Temistocle, soprannominato “L’Uomo Emorroide”. Fu così che, un giorno, la Silvani - scortata da dodici addetti alla sicurezza armati di M 16, 44 Magnum, baionetta e granate esplosive - fu ammessa nell’ufficio situato all’ennesimo e ultimo piano, di cui si favoleggiava ai piani degli inferiori. Il Barambani si mostrò assai condiscendente, tanto che concesse alla Silvani l’agognato anticipo a fronte d’un modico interesse del 35% mensile, in nero. Però, prima di sottoscrivere il benestare, il megapresidente osservò meglio l’inferiore e ricordò che, nel tempo lasciatogli libero dalle sue assillanti incombenze padronali (mediamente 23h 54’ 37” su 24h), assieme ad altre attività didattiche stava anche curando un saggio formativo titolato «L’eros nell’orrido, ovvero “Come farsi il più gran cauterio del mondo e godere come un riccio”». Sarebbe stato istruttivo (pensò il Barambani) accompagnare la presentazione del saggio - prevista entro poche settimane all’annuale “Riches and Perverted Meeting” presso Villa Serbelloni Mazzanti Viendalmare - con un filmato che avvalorasse le sue tesi. Pertanto il Barambani, congedati gli addetti alla vigilanza e minacciando la povera Silvani di degradazione nonché d’immediato trasferimento presso la succursale nell’Isola del Diavolo se non avesse accondisceso alle sue richieste, tirò fuori la sua Super 8 e realizzò il filmino. Quando, a mente fredda, l’ebbe visionato, l’iperpresidente fu colpito da micidiale dissenteria e ritenne non fosse il caso di farne l’uso previsto; d’altro canto pensò pure che, da vecchio, il filmino avrebbe potuto costituire un ributtante ma significativo ricordo della sua attività imprenditoriale, motivo per cui lo mise da parte e quando, anni dopo, giunse l’era informatica lo digitalizzò e lo caricò nel computer ove il documento giacque dimenticato fino alla scoperta del Calboni.
Il nome Silvani ricordava al Calboni qualcosa... ma cosa? L’ansia di scavare nei ricordi lo indusse a una fatale imprudenza: aprire il file per constatare le sembianze della Silvani! Dopo 3” e 2/10 le deiezioni trattenute ben 16 giorni si scatenarono come l’uragano Katrina, motivo per cui il poveretto dovette fiondarsi al bagno ululando:
- Sfaccimm’!... ‘A scarrafona!... Mannagg’a chi t’ammuorte, me so’ cacato sotto!
Come, nell’istante supremo, tutta la vita di un individuo scorre nella sua mente quasi fosse un film, così il Calboni - mentre si sottoponeva a un’interminabile docciona accompagnata da conati di vomito del 9° grado Richter - rivisse il suo allucinante week-end a Capri con la Silvani, nel corso del quale aveva avuto con lei 1,22 rapporti carnali semicompleti.
“E meno male che l’albergo era passabile e ch’era tutto aggràtis... Eggià, mo’ ricordo: ‘nu minchione firmò sette chili di cambiali per pagare chélla fetenzìa di vacanza... Ma chi era chillu minchione? Me pare che era ‘na fetecchia d’omme che lavorava in ditta pure lui e che per trent’anni sbavò dietro alla scarrafona senza combinare ‘na cippa... ‘Nu momento!... Uè, cento contro uno che a quello ci potrebbe interessare ‘stu sfaccimm’e filme... Ma che cacchio di nome portava?... Bombacci... Bacherozzi... Pupazzi... Boh? Mo controllo si ce sta pure l’elenco dei pensionati... chissà che non trovo qualcosa.”
La cartella conteneva i nominativi di tutti gli ex dipendenti della megaditta fin da quando, nel 1780, tale Toni Baramban da Soverzene l’aveva fondata con il fine di esportare legname destinato al governo rivoluzionario francese per costruire ghigliottine e al ministero della giustizia turco per ricavarne pali da impalamento. “Bingo! Mo’ verifico la scheda... Dunque: Fantocci rag. Ugo, matricola... chi se ne fotte... nato: purtroppo si... morto: purtroppo no... Mansioni: zerbino, parafulmine e lustrascarpe... Livello: infimo... Note particolari: merdaccia... Non ce stanno dubbi: è proprio il vecchio puccettone... Recapito?... Mo’ me l’annoto e dimane...”
L’indomani il Calboni passeggiava sotto l’abitazione del Fantozzi rag. Ugo con un DVD in saccoccia. Verso le 9 individuò all’istante l’ex collega che rientrava scorrendo la “Gazzetta dello Sport” fresca di stampa. “Passassero pure cent’anni la merdaccia la riconosci sempre, col suo basco, il completo in spinatone finto tweed tre taglie più largo e la solita faccia che pare ‘nu culo.” pensò, poi l’apostrofò:
- Ehilà, puccettone! Qual buon vento?... Ma fatti guardare: sempre uguale, pare proprio che per te il tempo non passa. [Traduzione: fai ribrezzo come trent’anni fa; del resto lo sanno pure i sassi che le merdacce non invecchiano mai]. Colto alla sprovvista, Fantozzi nascose con mossa fulminea il giornale dietro la schiena e fu colpito da una devastante crisi d’ansia come quando, in servizio, il capufficio Dott. Comm. - Gran Ruffian. - Miserab. Spion. - Sporc. Carogn. visconte Emerenziano Leccacorvi irrompeva nel suo sottoscala e lo beccava in castagna.
- Eh... come... Dice a me, eminenza?... Mi rifacci la domanda... cioè... no... volevo dire...
- Uè, puccettone. So’ tanto invecchiato che manco me riconosci?
- Veramente, io... cavaliere... sto nel marasma più totale!
- Ma qua’ cavaliere? So’ Calboni... Calboni! Che sei rincoglionito fino a ‘sto punto, puccettone?
- Calboni... Calboni... Calboniii! Lo scorreggione... il manigoldo che a Capri... e quella volta del night-club... Adesso io... io... - urlò Fantozzi agguantando l’interlocutore per il bavero.
- Calma, calma puccettone. Apposta so’ venuto qua, per fare ammenda. Tengo ‘na cosa fina, giusto per te: un omaggio personale... T’andrebbe de vede’ la Silvani tutta ‘gnuda? - chiese mellifluo il Calboni sventolando il DVD sotto il naso di Fantozzi.
- La Si... la Si... La Silvani... tutù... tutta nuda? - farfugliò l’ex collega.
- Sta tutto qua dentro, puccettone.
- Me lo dii! Me lo dii! Lo voglio! Subito! - esclamò Fantozzi allungando gli artigli verso il DVD.
- E ci stanno pure il nuovo recapito e il numero di cellulare.
- Conte duca Calboni! - esclamò Fantozzi genuflettendosi - Facci di me quello che vuole ma me lo dii; sarò il suo schiavo... Vuole che mi metto a novanta gradi?
- Ma che dici, puccettone? Te lo ripeto: è un omaggio, un cadó, come se dice... Oddìo, ci starebbero delle spesucce: ricerche on-line, disco, masterizzazione, varie ed eventuali...
In materia di macchine per ufficio, Fantozzi era rimasto alla “Multisumma 22” e alla “Lexicon 80”Prodotti commercializzati dalla Olivetti negli anni 50/60 rispettivamente erano una moltiplicatrice scrivente ad azionamento elettrico e una macchina per scrivere. per cui la sua disinformazione circa i costi dell’informatica era abissale ma, nella sua ignoranza, immaginava che tali costi fossero iperbolici.
- Qua... quanto? - chiese con la salivazione azzerata.
- Guarda puccettone, perché sei tu posso farti 8000 euri, in contanti.
- Cocò... così poco... Ah ah! Chissà cosa immaginavo...
- Poco? Allora facciamo 10000 euri tondi e morta là.
- Come vuole lei, eccellenza, ma adesso me lo dii... Abbi pietà!
- Alt, puccettone! Consegna ad avvenuto pagamento... Un momento, ‘ndove corri?
- Domani qui, stessa ora, santità!... Puntuale, mi raccomando... mi racco...
Fantozzi era partito con accelerazione 0/100 pari a 2,5”. Infatti s’era ricordato che, pochi isolati più in là c’era la sede della “Finanziaria Il Cravattaro - Prestiti a protestati, morti di fame, falliti e merdacce simili - Taeg 78% settimanale - Pratiche in giornata”. E fu così che, il giorno seguente, Fantozzi poté finalmente entrare in possesso del prezioso DVD. In serata - mani sudaticce, bava alla bocca, principio di fibrillazione - il meschino fingeva di leggere la “Gazzetta” attendendo di precipitare in un vortice di libidine quale mai aveva osato sperare; intanto la Pina, sferruzzando, seguiva la trentesima replica della sedicesima puntata di “Cento Vetrine”. Finalmente la puntata finì e la Pina ripose il lavoro a maglia chiedendo:
- Rimani a guardare la tivù, Ughino?
- Certo che rimango, cazzo! Aspettavo solo che la finissi di monopolizzarla tu con le tue troiate di fiction! - sbraitò Fantozzi con la pressione a 180-270.
- D’accordo, d’accordo Ughino. Non te la prendere. Scusami e buona notte.
Lo sciacquone del water... La porta del talamo nuziale che cigolò nel chiudersi... Ancora un minuto... E vai con i preliminari! Boxer ascellari, canottiera verde-lega della “Polisportiva Val Clavicola” vendutagli da un imbianchino moldavo in cassa integrazione, pedalini malleolari, ciabattone nauseabonde, ravviata ai capelli, scaccolata nasale e infine, sulle parti intime, mezzo litro di colonia cinese “for men” (a base d’acido nitrico) spillata da un gigantesco flacone etichettato “Bruciante Passione”. Dopo un lungo ululato - a malapena rattenuto - conseguente all’atroce dolore provocato dalla colonia sulle predette parti intime, Fantozzi si sentì finalmente pronto al convegno galante. Introdotto con mano tremante il DVD nel player, s’accomodò sulla poltrona preferita grondando sudore, la punta della lingua sporgente dall’angolo sinistro della bocca e gli occhi fuori dalle orbite.
- Mmmh! Oooh! Mmmh... Sì, così... - mugolava sottovoce - Sì, le calze a rete... Uàu... Mmmh!... Di più, di più...
Stava quasi per avere un timido accenno d’erezione quando...
- Scusa Ughino, dimenticavo di dirti una cosa. - bisbigliò la Pina rientrando nel tinello.
Anni e anni di sotterfugi, espedienti e scappatoie per sopravvivere avevano conferito a Fantozzi una sorta di sesto senso che ne accelerava i riflessi oltre i limiti delle normali facoltà umane: in un nanosecondo Fantozzi agguantò il telecomando e “zappò” su “Natura Viva Tv” che proponeva uno stimolante documentario sulle formiche cannibali dell’Australia sud-occidentale.
- Porca puttana, Pina! Uno vorrebbe farsi una cultura in santa pace e tu, alle due di notte, vieni a rompergli le uova nel paniere!
- Ma caro, sono solo le undici e un quarto e poi si tratta d’un attimino, porta pazienza.
- Allora parla, donna, ma spicciati e poi togliti dalle palle!
- Volevo dire... Tu, Ughino, mi lasceresti raggiungere Mariangela e Bongo al campeggio? Prima hanno telefonato: pare che abbiano il loro buon da fare.
- Come mai? Hanno trovato impiego in uno zoo-safari? - chiese improvvisamente rabbonito Fantozzi, mentre una speranza perversa cominciava, sia pur vagamente, a prender forma nella sua mente.
- Cosa dici, tesoro? Il fatto è che la nostra cara Ughina sta crescendo e...
- Ma che fa la babbui... la bambina? Ha cominciato saltare tra i rami da sola?
- Insomma Ughino, cerca di capire! Una coppia giovane, con prole...
- Eh già: quei due si sono accoppiati... Ho capito: hanno bisogno d’un aiutino da parte della nonna.
- Ecco appunto: così ho pensato che, per un paio di settimane, potresti cavartela da solo. Sai, nel loro bungalow posto per te non ce ne sarebbe.
- Nel loro bungabunga... Soltanto un paio di settimane... Pina! - urlò Fantozzi, nella cui mente la speranza perversa andava delineandosi sempre più nettamente - Per chi mi prendi? Io sono un uomo che non deve chiedere... mai! So badare a me stesso, porca puttana! Ma sì Pina, prenditi pure due settimane, un mese, tutta l’estate, tutto l’anno, se vuoi! Se i quadrumani... sì insomma, se i ragazzi hanno bisogno chi, se non noi, ha il dovere di sacrificarsi?
- Caro il mio Ughino! Sei veramente un capofamiglia modello... Adesso preparo i bagagli e domattina m’accompagni in stazione
- A che ora?
- Alle otto e ventidue, binario tre.
- Se non sbaglio ci sarebbe anche un diretto alle cinque e diciassette...
- No caro, non voglio costringerti a un’alzataccia... Grazie, anche da parte dei ragazzi, e di nuovo buona notte, Ughino.
Fantozzi neanche rispose: la speranza perversa aveva definitivamente preso forma! Tanta era l’eccitazione che rinunciò a proseguire la visione del DVD per cominciare a pianificare la concretizzazione di tale speranza. Si rigirò nel letto tutta la notte pensando e ripensando.
“Dunque l’indirizzo ce l’ho - Edifici Caritas per sfrattati insolventi, Quartiere Palude, Blocco 16 - il numero di cellulare pure... E se poi lei mi denuncia per “stalking”? Ma no, non intendo mica perseguitarla, non intendo mica metterle le mani addosso... forse... Io ho il mio buon nome da tutelare... forse.... Porca puttana! Sto nel marasma più totale! Non mi viene in mente nulla che non rischi di farmi fare la figura della merdaccia... Però... forse... potrei... Trovato! Domani, dopo aver sbolognato la Pina, telefono al Filini: quello ha sempre nuove idee per la testa... Va bene, di solito sono delle cagate pazzesche ma tentar non nuoce... forse...”
Finalmente, alle 10.59, il treno della Pina sparì dietro la prima curva; Fantozzi impugnò il cellulare e interpellò l’ineffabile ex collega geom. Filini.
- Ma di che si preoccupa, caro Fantocci? D’accordo che La Silvani non l’ha mai cagata ma incontrare un vecchio collega di lavoro, molto vecchio, è sempre cosa simpatica. Dii ascolto a chi ne sa più di lei: prima cosa vadi al Quartiere Palude a farsi una bella passeggiata...
- Una bella passeggiata al Quartiere Palude?... Beh... insomma... proprio bella non direi.
- Non m’interrompi, Pupazzi! - ribatté irritato il Filini.
- Interrompi? Adesso mi da del tu?
- Il solito ignorante: è il congiuntivo presente del verbo interrompere... o è l’imperativo futuro?... Beh, bando alle ciance... Stavo dicendo: facci una passeggiata al Quartiere Palude e vedrà che prima o poi incontrerà la Silvani. In quelle case si entra solo per dormire, quelli che ci riescono.
- Ma lei, geometro, pensa che... Io me la faccio sotto solo a pensarci!
- Oh insomma, Bambocci! Lei è il solito pusillanime! Se ha di queste fobie, prima vadi camuffato in qualche modo, così può fare una specie, per così dire, di ricognizione e tranquillizzarsi. Poi, con calma, lei torna vestito normalmente, ossia da quel tapino che è, e vedrà che saprà affrontare da uomo la situazione... Sursum corda, Scaccabarozzi!
- Quale corda?
- E’ latino, analfabeta! L’ho imparato da chierichetto, significa “In alto i cuori”... E dii retta a me che, modestamente, con le donne...
L’indomani, alle sei di mattina, Fantozzi s’aggirava per le strade del Quartiere Palude, realizzato negli anni 50 su un terreno bonificato per volere d’un piccolo gerarca locale ai tempi “quando c’era Lui...”. Le strade erano fiancheggiate da allucinanti casermoni color cacca d’armadillo con l’itterizia o - in alternativa - vomito d’iguana con l’ulcera. Per i motivi spiegati dal Filini, lungo tali strade regnava già una certa animazione, per questo motivo Fantozzi si compiacque del camuffamento adottato onde non dare nell’occhio:
- trench bianco, modello “maniaco esibizionista”, lungo fino alle caviglie,
- bascone nero, modello “Commandos”, calato sulle sopraciglia,
- occhialoni affumicati modello “Rommel, la volpe del deserto”,
- sciarpona a righe con i colori dell’arcobaleno, modello “Io ripudio la guerra”, a coprire completamente il resto della faccia nonostante il termometro segnasse già 37°C.
Ancor più animazione regnava davanti al Centro Ricreativo di Quartiere “Il Lazzaretto”, per cui Fantozzi decise d’occultarsi in un vespasiano - ultimo rimasto nell’intera città - onde spiare inosservato la situazione. Se non che una voce femminile risonò alle sue spalle:
- Fantoccino caro, che bella sorpresa incontrarlo!
Tutte le cautele di Fantozzi non erano riuscite a ingannare la Silvani la quale, passando di lì, aveva identificato il collega d’un tempo ed era entrata di soppiatto nel vespasiano - in chemisier di rayon leopardato e bandana color topo sulle chiome sempre più stoppacciose e scarmigliate - per fargli una delle sue tipiche sorpresine.
- Eh? Come? Guardasse che si sbaglierebbe... Si tratta d’una somiglianza casuale... Io non sono lui... cioè lui non è me... Volevo dire: non so più chi sono... - rantolò Fantozzi scaricandosi addosso un’orrenda litrata indotta dall’ improvvisa emozione - Ci domando servilmente scusa...
- Sempre voglia di scherzare lei [Traduzione: Ma che fai a Fanto’? Te metti a piscia’ davanti a ‘na signora?]
- E’ solo un’impercettibile episodio d’incontinenza... Non ci facci caso.
- Non si preoccupi, caro il mio Fantoccino [Traduzione: Guarda te ‘sta merdaccia! Mo se piscia pure sotto... tacci sua!] Mi dichi piuttosto cosa fa dalle mie parti... Ha visto che bel quartiere? Molto ben frequentato, non trova?
- Vergogna! A vosdra età! Sì, digo a te, pirla idaliano, e a vegghia maiala insieme con te: basda con vostre borcherie e fuori subido di cesso: mio capo ha incarigo di demolire con firma di sindago, berché gulattoni scrive numeri di delefono su muro, vagabondi caga invege che solo piscia, bervertiti come voi fa gose sudige e bambini vede duddo... Hai gapito, vegghio borcello idaliano? Fuori di balle te e maiala! - sbraitò un erculeo manovale senegalese smontando da un furgone e impugnando un motodemolitore da mezzo quintale .
- Ben frequentato? Beh, con qualche eccezione, se posso osare... - mormorò Fantozzi sgusciando fuori dal vespasiano assieme alla Silvani.
- Negracci, extracomunitari... Puh! La solita feccia che lavora in nero e poi pretende le nostre case popolari con la benedizione delle sinistre; una vera signora come me non se li fila proprio [Traduzione: Te potessero ceca’! Come te permetti de chiama’ vecchia maiala ‘na distinta pensionata ancora piacente... A brutto muso nero! Vattelo a pija’ ‘nder culo te e li tua amichi comunisti!]. - commentò la Silvani - E allora Fantoccino? Intende ancora fingere di non conoscermi?
- Si... si... si...
- Come si? [Traduzione: Anvedi quanto te se’ rincojonito!]
- Volevo dire: si... signorina Silvani mi permetta di confessarcelo: avevo tanta voglia di rivederla ma temevo d’importunarla... Le esprimo il mio più umile rincrescimento per il misero sotterfugio.
- Aaah, Fantoccino! Così lei voleva rivedermi... e perché? [Traduzione: Che te lo domanmo a fa’? Niente niente te fossi finalmente rotto li cojoni de quella carampana che te circola per casa?]
- Così... Non saprei... Mi rifacci la domanda...
- Beh soprassediamo, caro Fantocci... Sa che ha avuto una gran fortuna a incontrarmi? Ieri sono giusto rientrata da una vacanza alle Cayman, ospite sul 112 metri di Luca-Luca e domani il duca Otto Von Strunz und Skappellen und qualcosa che non ricordo, mi attende presso il suo castello nella foresta viennese per una partita di caccia al cervo, più avanti... vedremo... La vita riserva sempre tante sorprese... E lei, Fantoccino, che programmi avrebbe?
- Io... niente... il solito trantran... Però speravo che lei... ma ho capito che non è il caso... Allora signorina, le auguro tante buone co...
Improvvisamente la Silvani fissò l’interlocutore con sguardo infiammato e ne artigliò il braccio con una pressione di 700 chilogrammi per cm².
- Fantocci, mi dichi che cosa sperava... subito!
- Toh, ecco il tram... devo proprio tornare a ca...
- Non facci il buffone come al solito, Fantocci, e parli da uomo... Cosa sperava? [Traduzione: Scommetto che ‘sto ‘mbranato c’ha da farme ‘na proposta der cazzo come ai vecchi tempi ma, co’ ‘sta micragna che m’aritrovo, finisce che m’accontento pure de lui].
- Io... io... speravo... La Pina è fuori città due settimane, così...
- Aaah, birbaccione! Lei spera di concedersi un’altra botta di vita in mia compagnia, come quella volta a Capri... Confessi Fantocci, quella meravigliosa vacanza le è rimasta nel cuore.
- Beh, proprio nel cuore non direi, caso mai nel cu... Sorvoliamo... Pepè... però lo ammetto, vorrei poter osare ancora una volta con lei, prima che sii troppo tardi... Alleluia! L’ho detto!
- A Fanto’, sa allora cosa che je risponno: ma vaffanculo er duca austriaco e dàmose alla pazza gioia! Dove penserebbe de portarme? Varadero, Cortina, Sharm, Ibiza, Gstaad? Decidi lei.
Messo di fronte a tanto mostruosa disponibilità da parte della Silvani, Fantozzi trasecolò: questo non l’aveva assolutamente previsto.
- Signorina mi rincresce dirlo ma al momento, lei capisce, le mie risorse...
- La capisco, Fantocci: la crisi, l’euro, le pensioni sempre uguali, la borsa sempre più giù... [Traduzione: E vabbè, sei er solito morto de fame, ma oramai me accontento de poco; quarche giorno assieme a ‘na vecchia merdaccia, purché via da ‘sta fetecchia de quartiere, e me paresse de sta’ in paradiso].
- E poi la nuova lavatrice, qualche aiuto finanziario a figlia, genero e nipotina...
- Le tre scimmiette? Li chiamava così, se non vado errata.
- Insomma signorina l’ha detto lei di parlarci da uomo e da uomo ci parlo... forse... Temo di non potermi più permettere una follia come quella vacanza a Capri.
- Sa cosa le dico Fantocci: Capri è sempre più infrequentabile, per cui affido a lei ogni scelta: so che è una mer... un uomo dalle mille risorse... Bene. Adesso la lascio: vadi pure a casa a riflettere e poi mi facci sapere cos’ha deciso... Guardi che ci conto... sul serio! [Traduzione: Ma quale Luca-Luca? Ma quale duca austriaco, mannaggia a me! Sto alla disperazione! So’ sola... solaaa! E senza un centesimo... Si sto pezzente nun me se pija almeno per du’ o tre giorni me butto dar balcone, giuro!] Intanto Fantozzi, combattuto tra l’esultanza per avere agganciato una Silvani mostruosamente disponibile e l’ansia di non poterle offrire qualcosa d’accettabile, rientrò a casa e si guardò attorno.
“Per come la vedo, potrebbe anche bastarle qualche giorno d’ospitalità qui da me... forse... Ma no: sarò anche una merdaccia ma un affronto simile alla Pina non avrò mai la spudoratezza di farcelo. D’altronde dove poterei... potressi... Io odio i verbi irregolari!... Dove potrei portarla? Ho quattro ipoteche, le rate della lavatrice, due chili di bollette ancora da pagare, la babbui... la bambina cresce e, siccome quei due non riescono a trovare una scrittura in qualche circo, vengono sempre a batter cassa; come non bastasse, adesso ho anche il debito con la finanziaria e, per finire, sul deposito rimangono settecento euri in tango-bond... Che fare?
In quell’istante il telefono squillò. “Lupus in fabula” si trattava del Filini.
- Allora Bombacci, mi dichi tutto: ha seguito il mio consiglio?
- Alle lettera geometro, però...
- E com’è andata?
- Meglio di quanto speravo: la Silvani mi è sembrata disponibile, incondizionatamente... forse.
- Allora dii retta a me, batti il ferro finché è caldo, caro Pupazzi.
- Batti? Mi da di nuovo del tu?
- La sua ignoranza della nostra bella lingua, ragioniero, è sempre più sorprendente: “batti” è participio condizionale presente del verbo “battere”, quinta persona singolare.
- Come vuole lei, comunque il guaio è che, in questo momento, le mie finanze... D’altra parte un’occasione simile non ce l’avrò mai più.
- Ho capito: il solito micragnoso. Ma lei è baciato dalla fortuna, caro collega: il suo amico Filini ha una risposta a tutti i suoi problemi. Oggi pomeriggio venghi a trovarmi in via Discarica al numero 112. Ho in serbo una sorpresa per lei... Tante belle cose, Bacherozzi.
Alle due del pomeriggio la Bianchina di Fantozzi procedeva penosamente lungo un orrendo sterrato all’estrema periferia della città. Via Discarica era fiancheggiata da cumuli di spazzatura assortita depositata colà dai tempi di Carlo Magno ma - essendo ormai prossima una scadenza elettorale - alcuni operatori ecologici tentavano di conferire alla via un aspetto meno desolato. Quando vide la Bianchina avanzare a passo d’uomo, un operatore apostrofò Fantozzi:
- Uèi te, nonnetto, fa’ mica il furbo, sai! Se provi a mollare qua quella carriola di merda ci telefono ai vigili così loro arrivano e ti rifilano un verbale che neanche te l’immagini. T’è capi’?
- Ma... mi consenta, signor spazzino...
- Spazzino a chi? Morto di sonno! Te ci stai parlando a uno stimato operatore AMNU. Rispetta chi si fa il culo a lavorare per mantenere voi pensionati del casso! Parassita, faniguttùn, cosa aspetti a morire?
- Volevo dire, do... dottore, che lei sbaglia: non ho la minima intenzione d’abbandonare qui una pregevole auto d’epoca perfettamente funzionante... qualche volta.
- Uèi, Bepi! - berciò l’interlocutore - Hai sentito cosa dice ‘sto vecchio baűscia? Il suo bidè sarebbe un’auto d’epoca.
- E ti dìghe ch’el xé mato e ch’el vaga in mona so’ mare de pressa, se no carico sul camio lu’ e la so’ auto d’epoca, insieme co’ el resto de le scoàsse. - rispose il collega.
- Tutto chiaro, nonnetto?
- Perfettamente... Molto obbligato, signori operatori... E’ stato un vero piacere... Con osservanza...
Il vulcanico geom. Filini, temendo la depressione da pensionamento, s’era buttato a corpo morto in una delle sue tragiche iniziative: preso in affitto da un autodemolitore ritiratosi dagli affari un capannoncino pericolante, contiguo a un appezzamento polveroso e accidentato, aveva apposto a lato del cancello d’ingresso un pannello di Eternit su cui aveva scritto con la vernice spray “Filini geom. Silvio - Restauro Veicoli Storici” e lì si dilettava a ricondizionare - secondo criteri alquanto particolari - alcune carcasse di varia natura e provenienza con la speranza d’appiopparle a qualche sprovveduto. Quando udì un colpo di clacson e scorse la Bianchina dell’ex collega accostarsi al cancello, il Filini - con indosso una sordida tuta recante la scritta “Valvoline” - si precipitò ad aprire esclamando:
- Caro Bombacci, sempre con il solito cesso, a quanto vedo... Avanti, prego! Là, dietro il capannone, vedrà che sorpresa le ho riservato, una vera chicca!
- Solito cesso? - balbettò Fantozzi sporgendo il capo dal finestrino - Ma è la trentesima che cambio ed è come nuova; dovessi sfasciare anche questa chissà se ne trovo ancora.
- Beh, non è questo il momento di parlarne; adesso abbiamo altro cui pensare... Che fa ancora lì? Si muovi!
In effetti ciò che attendeva Fantozzi dietro il capannone non poteva assolutamente non definirsi un’autentica sorpresa.” [continua]
Recensione inviata da Luciano De Dionigi di Padova
4 Commenti
meravigliosa
dajje mezzot. !!!!
meglio DUNA ferrari, per davvero!
Addesso il nuovo Pappa al vaticano è propriamente un gentiluomo Argentino !!!
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